Piedi bollenti tanto da dover indossare le infradito d’inverno? Sensazione di camminare sui carboni ardenti? Piedi che diventano rossi e che sudano profusamente? Sensazione di spilli e dolore ai piedi? Se hai uno o più di questi sintomi, sei affetto dalla sindrome dei piedi brucianti. Ma andiamo per gradi cercando di capire cosa è, quali sono le cause e le possibili terapie.
La sindrome dei piedi brucianti è una serie di manifestazioni a volte di dolore a volte sensitive, come l’eccessiva sensazione di caldo ai piedi, a carico dei piedi, che può avere molte cause. Essendo queste manifestazioni subdole, isolate e difficilmente correlabili ad una causa specifica, spesso i pazienti che soffrono di questo problema, si rivolgono tardivamente dal medico che a sua volta, fatica a formulare una diagnosi differenziale.
Benchè essa sia maggiormente ricondotta nell’ambito delle polineuropatie, malattie che colpiscono i nervi periferici o a problemi derivati dalla circolazione sanguigna, essa può essere manifestazione iniziale di patologie, disfunzioni o carenze. E’ bene quindi che il medico, lo specialista, o il terapeuta al quale ci si rivolga, sia a conoscenza non solo dello stato di salute del paziente, ma anche del suo stile di vita e dei farmaci che assume. Perchè benchè come sempre trascurati, molto spesso in questi due aspetti risiede o risiedono le cause ed anche in questo caso la tempestività con la quale si esegue la diagnosi differenziale, può migliorare sensibilmente e velocemente la qualità di vita del paziente. E per escludere che la sindrome dei piedi brucianti, sia la manifestazione iniziale di patologie degenerative o invalidanti, è fondamentale che la diagnosi non sia tradiva. Ed in questo ci può essere d’aiuto lo stesso paziente.
Primo step – la visita del medico di base –
Ma andiamo per ordine. Chi bene inizia è a metà dell’opera. Come molte manifestazione che si evidenziano con sensazioni di mancato o aumentato dolore, sensazioni di calore o freddo in parti del corpo, di pressione o fastidio, di aghi, di avere qualcosa di duro che lega o qualcosa che tira, di solletico, formicolio o intorpidimento, anche la sindrome dei piedi bruciati in prima analisi viene ricondotta ad un problema di ordine ortopedico, circolatorio o neurologico. Quindi è naturale che il medico di base proponga visite specialistiche in tal senso. Ma, laddove le visite risultassero negative, escludendo quelle patologie di ordine ortopedico, circolatorio o neurologico, il medico di base non può e non deve gettare la spugna. E’ proprio il suo compito quello di raccogliere tutti i dati del paziente e conoscendo di fatto la sua condizione, il lavoro che svolge, se si è sottoposto a diete o è in gravidanza, le malattie che ha avuto e che hanno avuto i suoi familiari, se e che tipo di farmaci assume, fare diagnosi differenziale!
Ma che fare se, come spesso purtroppo accade, il medico di base si limita a fare da passacarte?A quel punto o si incontra uno specialista che nell’escludere il coinvolgimento del settore che sta valutando, orienta lo stesso paziente consigliandolo di valutare altre opzioni diagnostiche, oppure ci si consulta sul doctor Google, verificando nei forum o sui siti se ci sono risposte. E li si apre un maremagnum infinito di possibilità che potrebbero manifestarsi con la sindrome dei piedi brucianti, tra le quali la sclerosi multipla. E una persona o molla e si tiene questo fastidio perchè tanto al di la del fastidio pare che non è grave, oppure si spaventa ed inizia la via crucis tra specialisti che dopo aver letto il doctor google, sembra che possano fare al caso nostro, per sperare di non avere almeno quelle patologie gravi e rare, che si manifestano con questa sindrome; e in tal caso sentirsi dare un esito negativo, quasi ci rassicura perchè diciamocelo chiaro, anche se i piedi fanno male e sono caldi, chi se ne frega; se non abbiamo la sclerosi multipla siamo quasi contenti di avere questi sintomi che in quel frangete, ci sembrano tutto sommato sopportabili. Ma che precedenza diamo noi pazienti e danno i medici, alla nostra qualità di vita?
L’importanza della collaborazione del paziente
Non finirò mai di dirlo, l’apporto e la collaborazione del paziente fa la differenza. Se nel nostro studio arriva un paziente lamentando un mal di schiena e di coscia e non ci riferisce di un formicolio con tensione e dolore che ha sino all’alluce, la nostra diagnosi sarà diversa nei due casi e diagnosi diverse significano trattamenti diversi e trattamenti diversi=diverso risultato. Quindi è importante che il paziente riferisca ogni fastidio, percezione o cambiamento anche se ritiene che non siano collegati al suo problema. Ma a volte ci troviamo difronte a pazienti ansiosi, diffidenti, con pregresse esperienze negative o anziani o che non sanno spiegare come si sentono; ecco che in quel frangete è fondamentale osservare ed ascoltare. Un bravo medico o terapeuta, non si ferma ai sintomi; osserva il paziente come si muove, come gesticola, come si siede, quale postura tiene, che colore di pelle ha, che odore ha, se è idratato, come sono i capelli e così via. Perchè le disfunzioni non si manifestano esclusivamente nella zona colpita. Ad esempio può capitare che un paziente mentre si lamenta del suo dolore al collo, si tocchi la spalla. Tutto ciò, orienta un bravo terapeuta nella sua anamnesi. Anche il mettere a proprio agio il paziente che si interfaccia poco o risponde in modo telegrafico fa la differenza. E questo accade nei pazienti che si sono già fatti l’auto diagnosi. In quelli che chiamano avendo già individuato la causa e persino la terapia. Come nel caso di un nostro paziente che ci ha chiamati per sapere se facevamo massaggi sportivi perchè aveva una contrattura al polpaccio che si poteva risolvere solo in quel modo. Peccato che durante il colloquio è emerso altro che ci ha orientati sulla periostite tibiale, per altro cronica, curata con terapie fisiche. Non è facile essere e fare il paziente, perchè spesso gli stessi sono convinti di una causa e quindi anche di quello che avrebbero bisogno per risolverla; quando il problema risiede da un altra parte. Ed anche in questo caso il medico o il terapeuta, pur non essendo uno psicologo, deve poter interpretare gesti, parole e segni, per capire in che direzione andare. Ed in ciò, la mia laurea in sociologia e conseguenti specializzazioni sul coaching, si rivelano essere utili tanto quanto la capacità di rilevare problemi ai distretti che vengono trattati. Durante i trattamenti, si fanno molte domande ai pazienti, ci impicciamo un pò dei fatti che riguardano quella persona, perchè dalle sue parole emergono risposte importanti che fanno la differenza anche nell’individuare la causa e la terapia da proporre anche come mantenimento a casa. Come nel caso dl giardiniere che è venuto da noi per una contrattura al piriforme (un muscolo dei glutei); dopo avere annotato che nonostante l’età era ipotonico (un giardiniere visto il lavoro da fatica dovrebbe avere muscoli tonici e ipertrofici) quando alle domande è emerso che aveva iniziato da poco la sua attività dopo 15 anni in fonderia, i protocolli di mantenimento si sono orientati nel consigliargli di rafforzare la sua struttura muscolo scheletrica onde evitare ulteriori perturbazioni vista l’età. Questo è importante perchè se ci limitiamo a trattare il problema e non verifichiamo la causa, quel paziente avrà ancora disagi.
Quindi cari pazienti, se volete aiutare il medico, lo specialista o il terapeuta ad aiutavi, dite tutto ciò che vi viene in mente anche se pensate che non c’entra nulla con il vostro sintomo e collaborate il più possibile e se qualcosa non capite, chiedetelo, perchè spesso gli specialisti, tendono a non dire ciò che fanno e perchè. La vostra collaborazione unita all’osservazione e l’ascolto da parte del medico è un ottimo inizio sia per orientare che per escludere delle cause.
L’importanza del trovare le “vostre cause”
PRIMO: identificare i sintomi. Li abbiamo solo localmente o abbiamo altre manifestazioni nel corpo? Se li abbiamo solo localmente dobbiamo sapere se sono: sintomi termici (ipertermia costante o saltuaria?), iperidrosi (sudorazione profusa costante o in momenti particolari?), rossore (a chiazze o completo? compare a volte o c’è sempre?), gonfiore (associato o non associato a rossore? è costante o compare a volte?), segni dermatologici (escrescenze, funghi, colore e stato delle unghie), ipostesia (intorpidimento c’è sempre o compare a volte e in che posizione?), parestesie (sensazione di formicolio c’è sempre o compare a volte e in che posizione?), sensazione di aghi e dolore (c’è sempre o compare a volte e in che posizione?). Verificare se i sintomi sono isolati (ho solo calore, ho solo dolore etc.) o associati (ho calore+rossore, ho dolore+gonfiore etc); ciò ci orienta nell’individuare o escludere ancora prima della diagnosi alcune cause.
SECONDO: in base ai sintomi identificare le cause. Nella sindrome di piedi brucianti, come in altre manifestazioni che possono avere cause diverse, è bene sapere che ci sono cause dirette, cause indirette, fattori scatenanti e cause correlate. Quindi senza perdersi nel maremagnum della lista di possibili cause, prima bisogna capire se potenzialmente facciamo parte del primo, secondo o terzo caso. Da lì è più semplice intavolare l’anamnesi e trovare la corretta diagnosi.
→ CAUSE DIRETTE più semplici e veloci da valutare sono
- Traumi od operazioni: da quel momento che ho avuto quel trauma, quella botta, quella caduta, pregresso congelamento ai piedi (può portare fenomeno di Raynauds) o quell’intervento, dopo poco sono iniziati i sintomi
- Stile di vita e sport: è iniziato da quando sono incinta, da quando sono in menopausa, da quando prendo la pillola, da quando sto prendendo quel farmaco, da quando ho iniziato quel lavoro, mentre stavo correndo, dopo la palestra etc..
- Disfunzioni o patologie dirette: condizioni che agiscono colpendo a livello locale provocando perturbazioni di ordine neurologico, sensitivo e termico come: neuropatie, vasodilatazione parossistica (Malattia di Mitchell) – Vasculopatia – Sindrome di Guillain-Barre – sindrome del tunnel tarsale – fascite plantare – Sindrome di Grierson-Gopalan (può anche colpire gli occhi, causando scotoma e ambliopia).
→ CAUSE INDIRETTE più complesse da valutare, possono creare sintomi ai piedi pur non essendo direttamente collegate
- Insufficienza renale
- Diabete mellito
- Ipotiroidismo
- Cellulite batterica
- Malassorbimento di Vit. B dovuta ad impianto di Bypass gastrico
- Causalgia
- Uremia
- Infezione micotica e piede d’atleta
- HIV e AIDS
- Sarcoidosi
- Disordini mieloproliferativi
- Sclerosi Multipla
- Patolgie autoimmnuni che si manifestano con il rossore ai piedi (sindrome di Raynaud)
- Pillola concezionale
→ FATTORI SCATENANTI fattori che con o senza cause indirette, provocano manifestazione ai piedi
- Farmaci: reazione avversa alla Bromocriptina, utile nel trattamento del Parkinson, ergotamina farmaco contro l’emicrania può ostruire le arterie e favorire il fenomeno di Raynaud, alcuni chemioterapici
- Alcool
- Intossicazione cronica da solventi per vernici o per collanti
- Avvelenamento de metalli pesanti
→ CAUSE CORRELATE che subentrano secondariamente ad altre patologie carenza da vitamina B1- B12, anemia
Terapie
Individuati i sintomi, la causa diretta o indiretta, i fattori scatenanti e le patologie correlate la terapia è tutta in discesa. E va intavolata a tutto tondo, non solo attraverso la somministrazione di farmaci, integratori, prodotti specifici e terapie fisiche (laser, terapia antalgica, pressoterapia, vacuum, mesoterapia) o manipolative laddove ve ne sia la necessità, ma anche la correzione del proprio stile di vita che ha portato allo stravolgimento fisiologico del paziente. Perchè a parte cause genetiche o di natura traumatica, nasciamo tutti potenzialmente sani.
Il mio consiglio
La prima visita fa la differenza e ancora di più rivolgersi al giusto specialista che faccia DIAGNOSI DIFFERENZIALE! si perchè spesso, quando alla prima visita segue una determinata diagnosi, tutti gli esami e l’impostazione diagnostica seguono quell’imprinting e difficilmente i medici e gli specialisti si discostano da quella “verità”, e man mano che i loro esami risultano negativi, non vanno “oltre”, nell’indicare al paziente un altro possibile percorso diagnostico e liquidano la sindrome come malattia idiopatica od ad eslcusione. La diagnosi di “sindrome dei piedi brucianti”, infatti, quando non è conseguenza di una malattia O MEGLIO, DELLA DIAGNOSI INIZIALE, è fatta per esclusione, dopo che tutti gli esami a cui il paziente è stato sottoposto, non evidenziano anomalie. Ma ciò non vuol dire che non ci sia una o più cause da cercare.
Personalmente ho avuto una paziente la signora Carla, con questa sindrome e lo stesso neurologo dalla quale era stata, visti gli esiti negativi degli esami ai nervi ed alla circolazione, le aveva consigliato di rivolgersi a terapeuti che facessero “terapie non convenzionali” senza capire tra l’altro cosa intendesse per “terapia non convenzionale”, visto che la massoterapia e le terapie fisiche di fatto lo sono. Al di la di ciò, dopo averla presa in carico e rifatto da zero l’anamnesi con l’ aiuto del suo medico di base e la mia equipe è emerso che la paziente soffriva da anni di ipotiroidismo, situazione che le aveva portato di conseguenza carenza di vitamina B1 e un infezione batterica infiammazione acuta e grave del derma e degli strati sottocutanei. La patologia principale, ossia l’ipotiroidismo, insieme alle cause correlate carenza vitaminica e cellulite batterica, si manifestavano nel suo caso con la sindrome dei piedi brucianti. Sistemata la tiroide, somministrati gli antibiotici per la cellulite batterica, ed associato pressoterapia, mesoterapia, laser terapia e massaggi linfatici, i sintomi sono notevolmente migliorati. Anche in questo caso la diagnosi differenziale fa la differenza, e non vanno mai sottovalutati sintomi minori, patologie o l’utilizzo di farmaci che isolatamente non dicono nulla, ma insieme costruiscono il puzzle della causa e della soluzione.
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