|
TERAPIA INTENSIVA Studio Salvi
Nell’ottica della prevenzione, della profilassi e della cura non solo dei sintomi ma soprattutto delle cause di fondo della patologie flebolnfatiche e venose lo Studio Salvi propone un percorso intensivo multidisciplinare che si avvale di tecniche innovative prevista dalle recenti linee guida internazionali, supportata dall’ integrazione, una corretta alimentazione e l’esercizio fisico, adatta non solo per linfedema dovuti a patologie vascolari od oncologiche ma anche durante la gravidanza, la menopausa, per persone obese, panniculopatie fibroedematose, problemi linfatici, mediante:
- Valutazione dello stato di salute con somministrazione di test di tossicità – genetici – ph sanguigno – ecodopler
- Applicazione di bendaggi elastocompressivi o calze (CET-ATE)
- Linfodrenaggio manuale
- Pressoterapia sequenziale ed ad infrarossi
- Terapia fisica combinata
- Esercizi isometrici con calza per pompaggio ad intermittenza
- Integratori
- Piano alimentare per il ripristino della corretta funzionalità circolatoria e linfatica
LE NOSTRE TECNICHE
ELASTOCOMPRESSIONE
I bendaggi elastocompressivi, sono uno dei trattamento terapico finalizzato al contenimento degli edemi ed alla compressione delle strutture venose e linfatiche mediante applicazione di apposite calze, tutori o fasce elastiche. In numerosi quadri patologici quali flebopatie, linfedemi, trombosi, esiti della gravidanza, esisti da interventi oncologici, la terapia compressiva si rivela uno strumento insostituibile per modificare favorevolmente la circolazione venosa. La dottoressa Salvi, utilizza le linee guida basate sulla più recente letteratura internazionale (Evidenze della Consensus Conference 2009 CTG the Compression Therapy Study Group) sull’ utilizzo della terapia compressiva nella pratica clinica, per contrastare la stasi del sangue, esercitando al contempo un’azione di riduzione del calibro delle vene dilatate e un aumento della velocità di flusso sanguigno attraverso l’utilizzo di calze (CET-ATE) e bende più adeguate ai diversi trattamenti.
DRENAGGIO LINFATICO MANUALE
Il drenaggio linfatico manuale (DLM), agisce sui vasi linfatici attivandone l’automatismo ed aiutando l’eliminazione del liquido interstiziale e della linfa. Il drenaggio linfatico manuale rappresenta una tecnica efficace che si riferisce alla mobilizzazione del liquido da una zona dove si è accumulato (edema) verso un punto di sbocco (stazioni linfoghiandolari, foce linfovenosa succlaveare), mediante un appropriato sistema di manovre codificate mediante il sistema di conduzione: il sistema linfatico. Le stazioni linfatiche intasate da accumuli di cristalli, impediscono l’eliminazione dei fluidi stagnanti che contengono sostanze di scarto e tossine, che stagnando infiammano l’intero sistema. I massaggi drenano l’acqua stagnante convergendola in una rete di canali, formata dai vasi linfatici che rende possibile l’eliminazione del liquido interstiziale e della linfa che, per vari motivi (anche alimentari come ad esempio l’utilizzo di sale), si sono accumulati in diverse parti del corpo, specialmente nella pelle o sotto di essa (compartimento soprafasciale). Le manipolazioni che si eseguono durante il drenaggio linfatico sono lente e ripetitive, a volte dolorose ma necessarie a “sgorgare” il sistema linfatico.
PRESSOTERAPIA
La compressione pneumatica intermittente (CPI) simula passivamente la fase diastolica e sistolica della circolazione linfovenosa. Gli apparecchi di pressoterapia sono costituiti da sacche gonfiabili ,parzialmente sovrapposte tra loro, che vengono applicate su varie parti del corpo e collegate ad un motorino pompante. Il gonfiaggio dei comparti avviene in sequenza comprimendo l’arto edematoso in direzione prossimale. Le pressioni esercitate dal sistema (fase sistolica) variano dai 30 ai 120 mmHg a secondo delle caratteristiche dell’edema e con una durata di 30-40 sec. ed un intervallo tra un’onda pressoria e l’altra (pausa diastolica) di 20 sec. Questa metodica determina uno spostamento meccanico sia dei liquidi dall’interstizio intercellulare verso il comparto circolatorio sia verso altri distretti intercellulari ottenendo in tempi rapidi risultati soddisfacenti sia sotto il profilo funzionale che estetico. Naturalmente la metodica và utilizzata con l’integrazione tecnica del linfodrenaggio mediante manovre di preparazione e svuotamento dei pacchetti linfonodali.
TERAPIA FISICA COMBINATA
A seconda delle comorbilità o sintomatologie che si presentano in un quadro che vede coinvolto un paziente con ritenzione idrica o linfedema, sarà possibile utilizzare terapie fisiche mirate che possano: attivare il metabolismo cellulare per velocizzare i meccanismi di smaltimento delle tossine e del liquido interstiziale, ossigenare il sangue e dare un maggior contributo di ossigeno contrastando gli ossidanti, migliorare il ritorno venoso, vasodilatare o vasocostringere i vasi secondo indicazioni, migliorare l’elasticità cutanea.
ESERCIZI DI GINNASTICA ISOMETRICA SOTTO BENDAGGIO
Gli effetti dinamici di pompaggio del liquido linfatico vengono stimolati intensamente dagli esercizi muscolari effettuati sotto bendaggio specie se ipoelastico. Questi esercizi possono essere effettuati sia in palestra collettivamente in gruppi o singolarmente nonché a domicilio in “self terapy” e saranno diversificati tra loro a secondo i gruppi muscolari specifici da attivare.
EMB – evidence medicine based –
In uno studio sono stati valutati 15 pazienti con IVC da reflusso venoso profondo, con età compresa tra 54 e 75 anni (7 pazienti di sesso femminile e 8 pazienti di sesso maschile), tutti avevano una storia di ulcera venosa. Ad ogni paziente sono stati applicati 3 diversi sistemi di bendaggio in tempi diversi, a corta estensibilità (Rosidal Haft-Lohmann Rauscher), a lunga estensibilità (Tensopress F-Smith&Nephew) ed una combinazione dei due (mantenendo una pressione di 30+5 mmHg). Sono state poi misurate le pressioni sotto diversi tipi di calze elastiche (gambaletti) di 2a classe per valutarne la variabilità delle rilevazioni in vari punti dell’arto. A tale scopo sono stati usati un Pleti-smografo ad aria (Microlab-PD), un misuratore di .pressione pneumatica a membrana (Talley-GB) e una Reografia a luce riflessa (Microlab-PD). La scelta di un Reografo a luce riflessa è legata alla sua semplicità di esecuzione, alla sua buona ripetibilità, alla buona correlazione tra i parametri misurati e le misurazioni pressorie cruente e al basso costo dell’apparecchio. Tale tecnica ci ha permesso di misurare mediante l’applicazione di un traduttore ad infrarossi sulla gamba, lo svuotamento ed il riempimento venoso con e senza ela-stocompressione.
Risultati
Dopo l’applicazione di tutti e tré i sistemi di elastocompressione, il volume venoso (W) e l’indice di riempimento venoso (VFI) si sono ridotti significativamente (P< 0,01). Il bendaggio a lunga estensibilità ha incrementato i valori di base dello svuotamento venoso (SV) dal 10% al 20% e migliorato il refilling time (RT) del 60%; con il bendaggio a corta estensibilità lo SV è aumentato al 40% ed il RT è migliorato del 40%; la combinazione di bendaggio a corto e a lungo allungamento, ha incrementato lo SV fino al 50% e migliorato il RT del 120%. Le misurazioni delle pressioni sotto calze elastiche hanno mostrato un’ampia variabilità dei risultati a seconda delle marche e dei modelli e soprattutto a causa della forma dell’arto che ha inciso significativamente sulle pressioni rilevate al di sotto dei gambaletti elastici (fino al 50%) nel range della taglia corretta. Abbiamo notato anche come la qualità dei tessuti e della cute incidano sulle misurazioni delle pressioni sotto elastocompressione, anche se purtroppo questo dato non è quantificabile numericamente in mancanza di un metodo obiettivo che misuri la densità dei tessuti sottoposti a compressione. Infine abbiamo utilizzato su alcuni dei pazienti dello studio, due tecniche alternative, senza sottoporre i risultati ad analisi statistica, ma esclusivamente per valutarne le potenzialità future. A tal proposito citiamo: la Reografia a luce riflessa in telemetria, che sfrutta il principio delta reografia a luce riflessa, ma che utilizza un trasmettitore a onde radio con il quale il paziente può muoversi liberamente in un raggio di 30 m, permettendo in questo modo di valutarne la deambulazione e l’appoggio plantare e di studiare la funzionalità venosa dopo la correzione di eventuali difetti di questi parametri; la Pletismografia ad occlusione venosa per la rilevazione delle pressioni sotto elastocompressione, estrapolate dalle variazioni di volumetria dell’arto.
Discussione e conclusioni
I risultati confermano quanto già osservato da Partsch 9, relativamente alla maggior efficacia del bendaggio a corta estensibilità, rispetto a quello a lunga estensibilità e ancor più dell’associazione tra i due bendaggi e forniscono ulteriori informazioni sullo svuotamento e sul riempimento venoso in corso di IVC sotto elastocompressione. Dimostrano l’ampia variabilità delle pressioni sotto tutori elastici legata soprattutto alla variazione della forma dell’arto e alla tipologia dei tessuti. Aprono nuove prospettive di studio dei parametri emodinamici venosi con tecniche in via di perfezionamento ed in particolare con la Reografìa a luce riflessa in telemetria e con la Pletismografia ad occlusione venosa per lo studio delle pressioni sotto elastocompressione.
Bibliografia EMB
1. Callam MJ, Harper DR, Dale JJ»Ruckley CV. Chronic leg ulceration: socio-economic aspects. Scott. MedJ 1988;33:358-60.
2. Morrell CJ. Setting a standard for leg ulcer assessment. J Wound Care, Apr 1996;3l6:173-5.
3. Lambourne LA. Clinical audit and effective change in leg ulcer services. J Wound Care, Sept 1996;3l6:348-51.
4. Fletcher A, Cullum N, Sheldon TA. A sistematic revew ofcompression treatment for venous leg ulcers. BMJ 1997;315:576-80.
5. Stemmer R, MarescauxJ, Furderer C. Il trattamento compressivo degli arti inferior (traduz.) Der Hautarzt. Sprinter-Verlag 1980.
6. Morfatt CJ, Franks PJ. Venous leg ulceration: Treatment by high compression bandaging. Ostomy/Wound Management, 1995,41:16-25.
7. Polignano R, Bonadeo P, Gasbarro S, Allegra C. A randomi-sed controlied study of four-layer compression versus Unna’s -Boot for venous ulcers. J Wound Care, 2004;13.
8. Cullum, N, Nelson, EA, Fletcher,AW, Sheldon, TA. Compression bandages and stockings for venous leg ulcers. Cochrane Database Syst Rev, 2002
9. Partsch H, et al. Inelastic leg compression is more effective to reduce deep venous refluxes than elastic bandages. Der-matoi Surg 1999;25:695-700
10. Hafner J, et al. A comparison of multilayer bandage system during rest, exercise, and over 2 days of wear time. Arch Dermatol. 2000;136:857-63.