L’ insufficienza linfatica in ogni sua forma patogenetica sia da aumentato carico che da rallentato scarico, rappresenta, nella società moderna una grave disabilità aumentata in modo preoccupante a causa del pessimo stile di vita, dell’aumento del sovrappeso ed obesità, dell’utilizzo di una alimentazione scorretta arricchita di alimenti con alti indici infiammatori (zuccheri), tossine (coloranti,conservanti,metalli) e privi di vitamine, minerali e amminoacidi necessari per il corretto funzionamento sia del sistema circolatorio che linfatico. E’ altresì preoccupante è la crescita dei linfedemi giovanili determinati proprio dall’errata alimentazione e dalla mancanza di una adeguata attività fisica. L’insufficienza linfatica che inizia con gambe a volte caviglie e piedi gonfi, doloranti, pesanti, se non trattata velocemente ed adeguatamente, può diventare cronica raggiungendo negli stadi più avanzati, la compromissione delle normali attività della vita quotidiana. Nell’ottica di voler apportare dei benefici anche psicosociali le recenti Linee Guida Internazionali sul Linfedema hanno abbandonato ogni forma di trattamento terapeutico isolato, sostituendolo con il trattamento decongestivo combinato, che soprattutto dinnanzi al linfedema cronico se adeguatamente eseguito, può apportare sorprendenti risultati, molto spesso irraggiungibili mediante una sola terapia. La sessione intensiva di cura, si avvale della pressoterapia combinata con il dreanaggio linfatico manuale, le terapie fisiche ed il bendaggio elastocompressivo mediante bende o calze.
TERAPIA INTENSIVA dello Studio Salvi
Nell’ottica della prevenzione, della profilassi e della cura non solo dei sintomi ma soprattutto delle cause di fondo del linfedema, lo Studio Salvi propone un percorso intensivo multidisciplinare che si avvalga di ogni tecnica innovativa prevista dalle recenti linee guida supportata da integrazione, una corretta alimentazione e l’esercizio fisico, adatta non solo per linfedema cronici dovuti a patologie vascolari od oncologiche ma anche per ritenzione idrica post partum, durante la gravidanza, menopausale, per persone obese, panniculopatie fibroedematose, problemi linfatici, mediante:
- Valutazione dello stato di salute con somministrazione di Test di tossicità – genetici – ph sanguigno – ecodopler
- Applicazione di bendaggi elastocompressivi o calze (CET-ATE)
- Linfodrenaggio manuale
- Pressoterapia ad intermittenza
- Terapia fisica combinata
- Esercizi isometrici con calza per pompaggio ad intermittenza
- Integratori
- Piano alimentare per il ripristino della corretta funzionalità circolatoria e linfatica
PROTOCOLLI DI TRATTAMENTO
Le linee Guida Internazionali e le maggiori Società Scientifiche prescrivono per la terapia conservativa del Linfedema il Trattamento Decongestivo Combinato strutturato in due fasi:
FASE I: fase d’attacco rivolta alla riduzione del carico linfatico interstiziale con conseguente riduzione volumetrica dell’arto prevede:
– cura della cute
– linfodrenaggio manuale
– pressoterapia sequenziale
– bendaggio multistrato elastocompressivo
– esercizi isotonici sotto bendaggio
FASE II: fase di mantenimento ed ulteriore miglioramento dei risultati ottenuti prevede:
– cura della cute
– utilizzo del tutore elastico definitivo
– autodrenaggio ed esercizi isotonici domiciliari
– follow-up ambulatoriale
Le due fasi sono strettamente integrate tra loro personalizzandole ad ogni singolo caso e quindi secondo le necessità cliniche di volta in volta rappresentate. Nell’ottimizzazione dei risultati vanno assolutamente proscritte le monoterapie (cioè la sola pressoterapia o solo drenaggio linfatico manuale o solo bendaggio multistrato dell’arto) in quanto solo i trattamenti integrati e sequenziati tra loro possono condurre a risultati a volte sorprendenti.
LE NOSTRE TECNICHE
ELASTOCOMPRESSIONE
I bendaggi elastocompressivi, sono uno dei trattamento terapico finalizzato al contenimento degli edemi ed alla compressione delle strutture venose mediante applicazione di apposite calze, tutori o fasce elastiche. In numerosi quadri patologici quali flebopatie, linfedemi, trombosi, esiti della gravidanza, esisti da interventi oncologici, la terapia compressiva si rivela uno strumento insostituibile per modificare favorevolmente la circolazione venosa. La dottoressa Salvi, utilizza le linee guida basate sulla più recente letteratura internazionale (Evidenze della Consensus Conference 2009 CTG (the Compression Therapy Study Group) sull’ utilizzo della terapia compressiva nella pratica clinica, per contrastare la stasi del sangue, esercitando al contempo un’azione di riduzione del calibro delle vene dilatate e un aumento della velocità di flusso sanguigno attraverso l’utilizzo di calze (CET-ATE) e bende più adeguate ai diversi trattamenti.
RACCOMANDAZIONI PER UNA VALIDA COMPRESSIONE
Un bendaggio dovrà essere energico ma non causa di dolore, né provocare costrizione circolatoria, specie a riposo (bende a corta estensibilità). Soprattutto la tensione di avvolgimento della benda deve essere mantenuta costante. Deve essere, inoltre, tollerato e “pratico” tanto da consentire i movimenti articolari, bendando i relativi distretti nelle posizioni funzionali. Deve rimanere quanto più possibile in situ, senza arrotolamenti, anche dopo terapia fisica riabilitativa. Esercitare una graduale compressione decrescente in senso disto-prossimale ed uniforme. E’ necessario che le aree a rischio tipo salienze ossee, tendini, lesioni cutanee infette etc. vengano protette attraverso adeguato sottobendaggio e creme protettive specifiche.
CONTROINDICAZIONI AL BENDAGGIO MULTISTRATO
L’insufficienza cardiaca congestizia scompensata
L’arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori (I.W.< 70mmHg)
La poliartrite
La sclerosi progressiva sistemica (sclerodermia)
L’atrofia di Sudek
Tra quelle relative:
L’arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori (I.W.> 70%)
L’ipertensione arteriosa
L’aritmia cardiaca e/o stenosi dei vasi cardiaci
La linforrea
La distrofia cutanea
Gli arti particolarmente dismorfici
LIMITI E COMPLICANZE
Nella pratica del bendaggio elastocompressivo capita frequentemente di dover assistere a fenomeni di resistenza psicologica da parte del soggetto o ad intolleranza al materiale utilizzato. Pertanto il segreto di un buon successo dipende dalle motivazioni del paziente che possono essere influenzate da fattori quali l’isolamento sociale o il dolore causato dalla terapia.
Tra le complicanze più frequenti
Il dolore incontrollato
L’occlusione arteriosa
L’ischemizzazione
La trombosi
La gangrena
L’allergia cutanea
Le lesioni da decubito
Le flittene
La mancanza della riduzione dell’edema in un mese
DRENAGGIO LINFATICO MANUALE
Il drenaggio linfatico manuale (DLM), agisce sui vasi linfatici attivandone l’automatismo ed aiutando l’eliminazione del liquido interstiziale e della linfa. Il drenaggio linfatico manuale rappresenta una tecnica efficace che si riferisce alla mobilizzazione del liquido da una zona dove si è accumulato (edema) verso un punto di sbocco (stazioni linfoghiandolari, foce linfovenosa succlaveare), mediante un appropriato sistema di manovre codificate mediante il sistema di conduzione: il sistema linfatico. Le stazioni linfatiche intasate da accumuli di cristalli, impediscono l’eliminazione dei fluidi stagnanti che contengono sostanze di scarto e tossine, che stagnando infiammano l’intero sistema. I massaggi drenano l’acqua stagnante convergendola in una rete di canali, formata dai vasi linfatici che rende possibile l’eliminazione del liquido interstiziale e della linfa che, per vari motivi (anche alimentari come ad esempio l’utilizzo di sale), si sono accumulati in diverse parti del corpo, specialmente nella pelle o sotto di essa (compartimento soprafasciale). Le manipolazioni che si eseguono durante il drenaggio linfatico sono lente e ripetitive, a volte dolorose ma necessarie a “sgorgare” il sistema linfatico.
PRESSOTERAPIA
La compressione pneumatica intermittente (CPI) simula passivamente la fase diastolica e sistolica della circolazione linfovenosa. Gli apparecchi di pressoterapia sono costituiti da sacche gonfiabili ,parzialmente sovrapposte tra loro, che vengono applicate su varie parti del corpo e collegate ad un motorino pompante. Il gonfiaggio dei comparti avviene in sequenza comprimendo l’arto edematoso in direzione prossimale. Le pressioni esercitate dal sistema (fase sistolica) variano dai 40 ai 120 mmHg a secondo delle caratteristiche dell’edema e con una durata di 30-40 sec. ed un intervallo tra un’onda pressoria e l’altra (pausa diastolica) di 20 sec. Questa metodica determina uno spostamento meccanico sia dei liquidi dall’interstizio intercellulare verso il comparto circolatorio sia verso altri distretti intercellulari ottenendo in tempi rapidi risultati soddisfacenti sia sotto il profilo funzionale che estetico. Naturalmente la metodica và utilizzata con l’integrazione tecnica del linfodrenaggio mediante manovre di preparazione e svuotamento dei pacchetti linfonodali.
TERAPIA FISICA COMBINATA
A seconda delle comorbilità o sintomatologie che si presentano in un quadro che vede coinvolto un paziente con ritenzione idrica o linfedema, sarà possibile utilizzare terapie fisiche mirate che possano: attivare il metabolismo cellulare per velocizzare i meccanismi di smaltimento delle tossine e del liquido interstiziale, ossigenare il sangue e dare un maggior contributo di ossigeno contrastando gli ossidanti, migliorare il ritorno venoso, vasodilatare o vasocostringere i vasi secondo indicazioni, migliorare l’elasticità cutanea.
ESERCIZI DI GINNASTICA ISOMETRICA SOTTO BENDAGGIO
Gli effetti dinamici di pompaggio del liquido linfatico vengono stimolati intensamente dagli esercizi muscolari effettuati sotto bendaggio specie se ipoelastico. Questi esercizi possono essere effettuati sia in palestra collettivamente in gruppi o singolarmente nonché a domicilio in “self terapy” e saranno diversificati tra loro a secondo i gruppi muscolari specifici da attivare.
INTEGRAZIONE E PIANO ALIMENTARE
Gli effetti delle terapie, possono essere potenziati e velocizzati con l’utilizzo di un idoneo piano alimentare ed integratori che favoriscono il drenaggio, la depurazione e la vasoprotezione.
Bibliografia EMB
1. Callam MJ, Harper DR, Dale JJ»Ruckley CV. Chronic leg ulceration: socio-economic aspects. Scott. MedJ 1988;33:358-60.
2. Morrell CJ. Setting a standard for leg ulcer assessment. J Wound Care, Apr 1996;3l6:173-5.
3. Lambourne LA. Clinical audit and effective change in leg ulcer services. J Wound Care, Sept 1996;3l6:348-51.
4. Fletcher A, Cullum N, Sheldon TA. A sistematic revew ofcompression treatment for venous leg ulcers. BMJ 1997;315:576-80.
5. Stemmer R, MarescauxJ, Furderer C. Il trattamento compressivo degli arti inferior (traduz.) Der Hautarzt. Sprinter-Verlag 1980.
6. Morfatt CJ, Franks PJ. Venous leg ulceration: Treatment by high compression bandaging. Ostomy/Wound Management, 1995,41:16-25.
7. Polignano R, Bonadeo P, Gasbarro S, Allegra C. A randomi-sed controlied study of four-layer compression versus Unna’s -Boot for venous ulcers. J Wound Care, 2004;13.
8. Cullum, N, Nelson, EA, Fletcher,AW, Sheldon, TA. Compression bandages and stockings for venous leg ulcers. Cochrane Database Syst Rev, 2002
9. Partsch H, et al. Inelastic leg compression is more effective to reduce deep venous refluxes than elastic bandages. Der-matoi Surg 1999;25:695-700
10. Hafner J, et al. A comparison of multilayer bandage system during rest, exercise, and over 2 days of wear time. Arch Dermatol. 2000;136:857-63.
Dr.ssa Salvi specialista in tecniche di elastocompressione e terapie combinate nella prevenzione e nella terapia delle patologie flebo-linfatiche