Quali sono le cause della sindrome delle gambe senza riposo? Quali i sintomi? C’è modo di prevenirli? Esistono cure efficaci? Ecco le risposte in poche parole. Crampi, formicolii, scatti improvvisi eppure una pesante stanchezza e l’ irrefrenabile esigenza di doverle muovere. Chi soffre della sindrome delle gambe senza riposo non può dormire bene e spesso, fa uso di farmaci ipnotici e benzodiazepine per cercare un rimedio estremo. Ne soffre almeno il 10% degli italiani, ed i continui risvegli la annoverano come disturbo del sonno, poichè non permette il riposto notturno. Difficile da diagnosticare a causa della presenza di sintomi riconducibili a malattie più generiche es. cattiva circolazione, artrosi, vene varicose, sciatica, lombosciatalgia etc. la diagnosi precoce potrebbe migliorare velocemente la qualità di vita delle persone che ne soffrono. Ma spesso è purtroppo tardiva.
Sintomi
La RLS può esordire a qualsiasi età, persino nella prima infanzia, ma diventa più frequente con il passare degli anni ed è raro assistere a una riduzione spontanea dei disturbi che normalmente tendono a peggiorare con il trascorrere degli anni. Nella donna, l’ esordio può manifestarsi in gravidanza o in menopausa.
- Sintomi bilaterali. Entrambe le gambe ne soffrono
- Bisogno irresistibile di muovere le gambe, associato ad irrequietezza e agitazione, perchè il movimento genera immediato sollievo
- Sensazione di tensione e dolore non bene definito e generalizzato
- Sensazione di punture di spilli
- Formicolii, parestesie, intorpedimenti, bruciori
- Accentuazione dei sintomi con il riposo (da seduti, sdraiati)
- Peggioramento dei sintomi alla sera, al momento di andare a letto e/o nelle prime ore della notte (difficoltà ad addormentarsi e frequenti risvegli notturni)
Cause
Sebbene l’eziologia sia ad oggi sconosciuta, i sintomi che si evidenziano in questa sindrome possono far pensare ad un disturbo neurologico, anche se spesso è associato ad altre malattie quali diabete, insufficienza renale, anemia o a condizioni particolari, come la gravidanza o la menopausa. Le ultime due associazioni farebbero quindi propendere per un disturbo anche di origine ormonale. Inoltre è stato evidenziato come tale sindrome spesso si associ a stati di carenza di ferro, di vitamine B9/B12 o dall’assunzione di alcuni farmaci. In un articolo pubblicato sulla rivista Prescrire International è stata esaminata la sindrome delle gambe senza riposo indotta da farmaci, sono stati pubblicati circa 40 casi di sindrome delle gambe senza riposo attribuiti ad uso di antidepressivi, ad inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, alla paroxetina, all’antidepressivo venlafaxina, un inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, ai neurolettici, come levomepromazina, sulpiride, clozapina, olanzapina, risperidone e quietapina ed e zonisamide, dal litio, uno stabilizzante dell’umore, dal donepezil, un inibitore della colinesterasi e dal sodio oxibato, un farmaco usato per trattare la narcolessia. È risultata implicata anche la vareniclina. Questi casi pubblicati suggeriscono che i sintomi della sindrome delle gambe senza riposo indotti da farmaco si sviluppano rapidamente, entro pochi giorni o settimane dall’inizio del trattamento regolare.
Diagnosi
I sintomi delle gambe senza riposo, purtroppo possono precedere di alcuni anni la diagnosi della malattia e ciò è dovuto alla difficoltà di effettuare una diagnosi precoce: ci si rivolge al medico in ritardo ed i sintomi sono spesso associabili ad altre malattie (es. insonnia, disturbi circolatori, dolori articolari, ecc.). Non esiste un test diagnostico affidabile per poter accertare la sindrome delle gambe senza riposo, pertanto la corretta diagnosi, verrà effettuata mediante la raccolta dati e l’osservazione. Un recente studio scientifico ha evidenziato che una diagnosi corretta viene eseguita in meno del 10% dei pazienti affetti da questa malattia. La diagnosi tardiva assume un aspetto gravità se si pensa che l’impatto sulla qualità della vita di chi ne soffre è addirittura maggiore di quello provocato da malattie comuni quali l’ipertensione, il diabete, l’artrite o da disturbi cardiocircolatori quali l’insufficienza cardiaca, l’infarto o l’angina.
Terapia farmacologica
Sebbene la terapia elettiva sia quella farmacologica, mediante l’utilizzo di benzodiazepine, tranquillanti, farmaci parkinsoniani, farmaci dopamino-agonisti, e/o nei casi più complessi di analgesici oppioidi; un recente studio pubblicato sul Lancet Neurology condotto in doppio cieco e su vasta scala, denota come terapie, in prevalenza dopamino-agonistiche non siano cosi’ efficaci, infatti studi clinici sulla levodopa o sugli agonisti della dopamina, i sintomi sono peggiorati dopo un lieve miglioramento: dopo pochi mesi di trattamento i sintomi si sono manifestati all’inizio della giornata ed erano più intensi. Gli analgesici oppioidi (ossicodone, destropropossifene) sono stati testati negli anni ‘80 e ‘90 in piccoli studi non comparativi. Nessun beneficio è stato osservato con questi farmaci, che comportano un rischio di dipendenza.
Terapia conservativa
Farmaci a parte, nell’attesa che le ricerche trovino risposte certe nella gestione biomedica di questa sintomatologia, è possibile intervenire con ottimi risultati mediante trattamenti massoterapici, terapie di modulazione neurologica associati a trattamenti integrativi con ferro e rame quando è conclamata la carenza di apporto di ferro che altera il metabolismo del neurotrasmettitore dopamina, deputato al controllo della funzione motoria a livello cerebrale. O la Macuna Pruriens che grazie alla concentrazione nei semi di un amminoacido L-DoPa precursore del neurotrasmettitore dopamina, regola importanti processi fisiologici tra cui il movimento.
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