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Specialista in: medicina riabilitativa, rigenerativa, terapia del dolore, posturologia ►392.8009225

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Pubblicato il 11 Marzo 2019 da Dottoressa Salvi

Pseudoartrosi – complicanza post frattura – nuove tecnologie

Si definisce pseudoartrosi la mancata consolidazione di una frattura a distanza di circa 6 mesi dall’ evento traumatico. È una complicazione tardiva determinata dall ’interruzione dei normali processi di guarigione della frattura.

Mentre l’artrosi è una malattia cronica che colpisce le articolazioni con la formazione di osso e conseguente deformità e disfunzionalità articolare, la pseudoatrosi è una complicanza nel ritardo nella formazione di callo osseo. La pseudoatrosi è una condizione molto dolorosa che limita la mobilitá dei pazienti coinvolti. Alcune condizioni sistemiche e la stessa zona della frattura, possono compromettere sia la vascolarizzazione interna del midollo osseo (vasi endostali) sia quella esterna (periostale), impedenso la formazione del callo osseo. Le condizioni che influenzano negativamente la vascolarizzazione del focolaio di frattura che predispongono alla pseudoartrosi sono:

  • fumo;
  • età avanzata;
  • anemia;
  • diabete;
  • analgesici compresi i FANS ed in particolar modo i corticosteroidi;
  • infezione ossea;
  • malnutrizione;
Un osso fratturato per guarire necessita di irrorazione sanguigna, un ottimo apporto del volume di ossigeno, proteine, calcio, vitamina C e vitamina D, sali minerali. Quindi in tutte quelle condizioni sistemiche o meccaniche che tale apporto viene a mancare predispone l’insorgenza della pseudoatrosi.
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Zone d’ insorgenza

Le pseudoartrosi sono più frequenti nei distretti in cui la vascolarizzazione ossea è più precaria oppure nelle fratture articolari, poichè ciò compromette la vascolarizzazione dei frammenti. Le zone di elezione sono la testa e collo del femore (fratture sottocapitate, mediocervicali) alcune ossa del polso (es.  scafoide), fratture dell’astragalo del piede e della metafisi del radio (fattura di Colles). Fratture tibiali, benchè abbiano un apporto di sangue discreto, le tibie sono ricoperte da un esiguo spessore di tessuti molli che può facilmente essere danneggiato in caso di traumi gravi. Fratture Iatrogene, ossia a seguito di trattamento chirurgico non appropriato.In tutte quelle zone esposte ad infezioni ossia fratture esposte.
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Sintomi

I pazienti affetti da pseudoartrosi lamentano persistenza del dolore osseo profondo dopo lungo tempo dall’ evento traumatico, dolore alla mobilità e disfunzionalità della parte lesa. Questo dolore può essere costante , o può essere avvertito solo con il carico o il movimento. Di solito le radiografie nelle opportune proiezioni sono sufficienti per fare la diagnosi di pseudoartrosi. In alcuni casi possono essere eseguite la TAC e RMN, anche per pianificare interventi particolarmente complessi. Gli esami di laboratorio possono essere utilizzati per scoprire eventuali fattori che favoriscono la pseudoartrosi. Vanno indagate le patologie correlate con lo sviluppo della pseudoartrosi come la presenza di infezioni, o altre condizioni mediche come l’anemia o il diabete.
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Trattamento

Il trattamento della pseudoartrosi può prevedere trattamenti chirurgici e trattamenti conservativi o l’associazione di entrambi.

→ Trattamento chirurgico: L’intervento chirurgico è necessario quando i metodi non chirurgici falliscono o quando il quadro clinico-radiografico è tale da necessitare sin da subito un intervento. Esistono diverse tecniche chirurgiche che possono essere utilizzate da sole o combinate, procedure di riduzione ed osteosintesi:

  • fissazione interna: stabilizza i capi di frattura mediante mezzi di sintesi come placca e viti, oppure chiodi endomidollari;
  • fissazione esterna: stabilizza i capi di frattura ancorandosi sull’osso sano senza apporre corpi estranei nel focolaio – Ilizarov – nelle pseudoartrosi infette;

All’osteosintesi può essere necessario associare l’utilizzo di innesti ossei:

  • Autologhi: prelevati dal paziente stesso in un sito donatore come per esempio le creste iliache. Nonostante le ottime qualità, questi tipi di innesto hanno diversi svantaggi, tra cui la disponibilità limitata e la morbilità a livello del sito donatore. In particolare risulta difficile ottenere una quantità sufficiente di innesto osseo quando le perdite di sostanza sono ingenti.
  • Omologhi: proveniente da donatore. Il principale vantaggio è di non richiedere un prelievo dal paziente, lo svantaggio è che esiste un rischio teorico di trasmissione di malattie infettive, grazie all’ accurata selezione dei donatori e alla lavorazione degli innesti il rischio è ridotto al minimo.
  • Sostituti ossei: materiali di sintesi che hanno una composizione molto simile a quella dell’osso umano. Hanno come svantaggio gli elevati costi, proprietà meccaniche inferiori a quelle dell’osso e tempi di integrazione più lunghi.

→ Trattamento non chirurgico: le Terapie Fisiche sono un trattamento frequentemente utilizzato nelle pseudoartrosi. Quelli che si sono dimostrati maggiormente efficaci sono:

  • magnetoterapia campi bassa frequenza (stimolano l’attività biologica dei tessuti) alta frequenza (effetto analgesico)
  • campi elettromagnetici pulsati (CEMP) campi a bassa frequenza e bassa intensità (stimolano l’attività biologica dei tessuti)
  • onde d’urto (mediante cavitazione si richiamano i fattori di crescita endoteliali VEGF, eNOS con rigenerazione di vasi sanguigni con conseguente flusso sanguigno ottimizzato nell’ area affetta; riduzione dei processi infiammatori; stimolazione di osteoblasti e fibroblasti per la ricostruzione del tessuto leso; migrazione di cellule osteoprogenitrici)
  • terapia iperbarica in presenza d’ infezioni o necrosi

→ Medicina rigenerativa: Negli ultimi anni l’ingegneria tissutale ha proposto metodiche in grado di offrire la possibilità di riparare e rigenerare tessuti ed organi specifici. Come antinfiammatorio utilizziamo il PRP (Plasma Piastrinico autologo) un ottima tecnologia all’avanguardia. Per aumentare la concentrazione di fattori di crescita utilizziamo il gel piastrinico PRF (Platelet Rich Fibrin). Il gel di piastrine è un concentrato autologo di piastrine (ricche di fattori di crescita all’interno degli α-granuli in esse contenuti) in un piccolo volume di plasma. In quanto tale, il gel piastrinico contiene inoltre fibrinogeno, fibronectina e vitronectina, molecole plasmatiche dotate anche di proprietà osteoconduttive. L’attivazione piastrinica implica il rilascio dagli alfa-granuli di fattori di crescita utili ai processi di riparazione: PDGFs (platelet-derived growth factors), regolatori della migrazione, proliferazione e sopravvivenza delle cellule mesenchimali; TGF-β (transforming growth factor beta) agente fibrogenico; IGF I e II (insulin-like growth factor) regolatori positivi della proliferazione e differenziazione di molti tipi cellulari. Lo Studio Salvi utilizza i migliori macchinari in commercio per la terapia conservativa e collabora con un equipe di ortopedici per la somministrazione della medicina rigenerativa ed innesti chirurgici.

Studio Salvi per appuntamento 392-8009225

 

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