Disturbo comune nei runner sopratutto amatoriali ma anche per chi soffre di sovrappeso, la periostite tibiale è un dolore trafittivo subdolo conseguenza di ripetuti stress. Localizzato a circa 10 centimetri sopra la caviglia vicino all’osso della tibia, a seconda della localizzazione può essere mediale anteriore o posteriore. Il dolore solitamente insorge quando si inizia a correre per poi quasi svanire del tutto a muscolo caldo, come può comparire alla fine dell’allenamento o il giorno dopo. In fase cronica può essere presente anche a riposto. La patologia può risultare molto dolorosa tanto che il dolore viene definito “shin splints” ossia schegge tibiali. A secondo se lo strato di periostio compromesso è quello esterno o profondo, è possibile non riuscire a evocare il dolore attraverso la palpazione, ma “avvertirlo” solo durante la corsa. Il dolore è così subdolo che chi ne è colpito raramente riesce a descriverlo o a localizzarlo. Spesso confuso con la contrattura del muscolo peroneo o soleo, a seconda se è mediale o laterale, è di difficile diagnosi. Come la fascite plantare o la pubalgia, essendo una patologia che può diventare cronica, la diagnosi precoce è essenziale per eradicare il problema.
Cause
Il dolore è determinato dall’infiammazione del periostio, una guaina connettivale composta da collagene e fibre elastiche che si compone di un strato esterno riccamente vascolarizzato e uno profondo composto da fibroblasti, macrofagi e condroblasti. Il periostio rivestendo il tessuto osseo, collega il medesimo con i muscoli. Il suo compito è quello di permettere l’accrescimento in larghezza delle ossa, la rigenerazione ossea, invia all’osso sottostante il nutrimento attraverso i suoi vasi, protegge il tessuto osseo da insulti di natura traumatica.
Le cause dell’infiammazione al periostio tibiale possono essere molteplici e tutti riconducibili a continui insulti stressanti di natura traumatica
- Mal distribuzione del carico attraverso la corsa
- Disordini posturali (iperpronazione del piede)
- Footstrike errato
- Tecnica di corsa errata
- Scarpe non idonee
- Errori nella programmazione dell’intensità o volume di allenamento
- Sovrappeso
Strumenti di diagnosi
La diagnosi precoce della periostite tibiale è determinante per la gestione dei cicli di terapia. Una periostite in fase acuta, sarà più velocemente risolvibile rispetto ad una periostite cronica che necessita di cicli di terapie e di riabilitazioni piuttosto lunghe. La diagnosi è prevalentemente clinica; lo Studio Salvi come strumento di pre-diagnosi, si avvale dell’ecografo nella valutazione di presenza versamenti o infiammazioni a carico delle zone attorno alla tibia e di test specifici tra i quali il Ratschow-test nell’esame obiettivo. Per confermare la presenza dell’ ispessimento della membrana del periostio od escludere ulteriori patologie è possibile sottoporsi alla misurazione della pressione intramuscolare prima, durante e dopo attività fisica intensa, Rx, RMN, esame neuroelettrico ed eventuale scintigrafia ossea; la diagnosi differenziale va posta con periostite, fratture da stress della corticale anteriore della tibia, tenosinoviti, sindromi nervose o vascolari canalicolari, disturbi del sistema nervoso centrale, miopatie, infezioni e tumori. Le periostiti tibiali, si differenziano dalle sindromi compartimentali acute in quanto queste ultime sono conseguenza di un violento evento traumatico osteo-articolare o dei tessuti molli di grave entità. Una volta confermata la patologia è fondamentale la valutazione delle cause che hanno traumatizzato il periostio per evitare recidive e prevenire ulteriori infiammazioni. Sia in quest’ ottica, che nell’integrazione omeopatica o nutraceutica (locale e/o sistemico) per velocizzare i tempi di recupero funzionale (restitutio ad integrum) del periostio, lo Studio Salvi propone un approccio multidisciplinare adeguato al caso da trattare (posturologo, podologo, biologo nutrizionista, omeopata, preparatore atletico etc..) che possa garantire il ripristino delle normali funzionalità, stabile nel tempo. Nella maggior parte dei casi il trattamento conservativo offre buoni risultati
Prevenzione e mantenimento
Sia come prevenzione che come mantenimento per evitare ricadute, se la causa è dovuta alla propria attività fisica è auspicabile sottoporsi ad un adeguata preparazione atletica che migliori il gesto atletico, stretching prima o dopo la performance, dotazione di scarpe o plantari se la causa risiede per un problema posturale. Se la causa è il sovrappeso sarà necessario prevedere un piano di dimagrimento controllato, affinchè il carico venga alleggerito.
Trattamento
Lo Studio Salvi ha ottenuto ottimi risultati sia nel trattamento delle periostiti tibiali in fase acuta che cronica, attraverso un protocollo multi terapeutico integrato. Nella fase in acuto che in cronico è indispensabile un sostegno fitoterapico od omeopatico integrativo.
- TRATTAMENTO FASE ACUTA → Riposo attivo da 15 a 20 giorni – Mesoterapia con elettroforesi – Manipolazione miofasciale – Ultrasuoni o Laser – Cataplasmi – Tape drenante – A casa applicazioni locali di ghiaccio come da protocollo – FKT (U.S. terapy stretching)
- TRATTAMENTO FASE CRONICA → Riposo attivo da 30 a 60 giorni – Mesoterapia con elettroforesi – Vacuum Terapy – Trattamento trigger point – Bendaggio funzionale della tibiotarsica – Riabilitazione e rieducazione al movimento
- MANTENIMENTO → Stretching dei muscoli soleo e tricipite surale, esercizi eccentrici per il soleo, dotazione di idonei plantari e/o fasce elastiche da supporto, massaggio con controllo terapeutico 1 mese/3 mesi dopo avere terminato il ciclo di terapie
ATTENZIONE: In caso di sindrome compartimentale cronica, se dopo 6 mesi di terapie conservative il dolore impedisce ancora di correre, è opportuno intervenire chirurgicamente con un intervento di fasciotomia tibiale anteriore. L’intervento dà ottimi risultati nel 70-80% dei casi.