“Nella mia esperienza clinica, nel corso degli anni, ho potuto adottare e verificare diverse strategie ed opzioni terapeutiche sia adiuvanti alla terapia dopaminergica utilizzata nel morbo di Parkinson (Madopar,Sinemet,Sirio) che sostituenti la medesima se il paziente non responsivo o sensibilizzato. La nostra esperienza in equipe è volta nel prendere in carico il paziente, valutarlo e individuare strategie che diverse per ogni paziente, ma che per ognuno hanno come obiettivo miglioramenti sul piano della qualità di vita fisica ed emotiva, della ripresa della propria autonomia, del tono dell’umore, del controllo del dolore e della ripresa della funzionalità motoria nel modo più fluido, coordinato ed efficace possibile. Ma cosa è il Parkinson e come mai negli ultimi anni le malattie neurodegenerative stanno aumentando?”
Le malattie neurodegenerative sono in forte aumento; da una parte la quantità della vita sta aumentando, sebbene purtroppo a discapito della qualità. Quindi si vive di più, ma con meno qualità ed è più probabile ammalarsi. Sebbene dal punto di vista materiale i bisogni primari ed anche accessori sono soddisfatti, è aumentata la mole di malessere psico-sociale, si lavora molto di più ma con meno soddisfazione e c’è poco spazio per se stessi; è aumentato l’inquinamento, peggiorata la qualità dei materiali di consumo, le cariche virali e batteriche sono diventate più resistenti a pari passo con la mancata prevenzione e profilassi. Dal punto di vista relazionale, sociale e spirituale siamo in un epoca buia dove la tradizioni, i valori, il mutuo soccorso e la serenità vengono meno. Tutto ciò ha aumentato esponenzialmente i fattori di rischio, che sono l’innesco di molte patologie quando un soggetto ne è geneticamente predisposto traducendosi in aumento delle malattie multifattoriali quali tumorali, autoimmuni e degenerative.
Patogenesi
Il Morbo di Parkinson è una malattia non ereditaria, multifattoriale, data dall’interazione tra predisposizione genetica e fattori di rischio. E’ una degenerazione cronica e lentamente progressiva dei neuroni presenti nella sostanza nigra, nel mesencefalo dorsale e di altri nuclei pigmentati del tronco encefalico, come il Locus Coereleus, con la mancata produzione di dopamina, ormone deputato alla regolazione del tono dell’umore, alle compulsioni caratteriali, alla gradualità e qualità del movimento ed ad un’intensa situazione di stress ossidativo. In Italia colpiscel’1% della popolazione generalmente uomini e si presenta dopo i 50-60 anni, escluso il Parkinson giovanile.
I meccanismi biochimici del Parkinson sono dati da un’alterazione del metabolismo della dopamina provocato dalle monoamino ossidasi; da una disfunzione mitocondriale neuronale che porta all’ attivazione cellulare della microglia (la sostanza i cui sono immersi i neuroni), un anomalo accumulo intracellulare di proteine (α-synuclein) nei “corpi di Lewy”, perdita di neuromelanina, riduzione dell’attività del complesso I della catena respiratoria mitocondriale, minore attività dell’α-chetoglutarato deidrogenasi. Inoltre, la presenza di elevati livelli di ioni ferrosi e ferrici non legati alla ferritina insieme ad una consistente riduzione della quantità di glutatione in forma ridotta (GSH) porta come risultato finale lo stress ossidativo cronico e il danno neuronale con deplezione di dopamina.
Cause
Moltissimi fattori di rischio possono, in un soggetto geneticamente predisposto (park 1- park 2) far ammalare di Parkinson alcuni del quali:
- esposizione prolungata ad alcuni metalli come manganese, ferro, piombo e rame
- esposizione prolungata a prodotti chimici industriali e xenobiotici
- esposizione prolungata a pesticidi come l’attività agricola e l’ingestione di acqua di pozzo
- traumi cranici ripetuti (pugili etc)
- assunzione di metanolo e MPTP (utilizzato per produrre sinteticamente alcune droghe)
- infezioni (es encefalite virale)
- assunzione di farmaci neurolettici e neurotossici
I farmaci che potrebbero causare parkinsonismi atipici e che interferiscono con il sistema dopaminergico sono:
- Neurolettici atipici: risperidone, olanzapina, aripiprazolo, ziprasodone ed a alte dosi anche la quetiapina e clozapina
- Antiemetici: metoclopramide, levosulpiride
- Cantagonisti: cinnarizina, flunarizina
- Dopamino-depletori: reserpina, alfa-metildopa
- Antiepilettici: valproato di sodio, fenitoina
- Stabilizzatori dell’umore: litio
- Antiaritmici: amiodarone
- Antidepressivi inibitori la ricaptazione della serotonina (SSRI): raramente la fluoxetina, paroxetina, sertralina
- Altri farmaci: meperidina, anfotericina B, cefaloridina, 5 fluorouracile, vincristina, adriamicina, zofran, procaina, tetrabenazina.
Se il parkinsonismo è dato da un farmaco, la sua sospensione potrebbe migliorare il quadro anche se rimangono comunque delle sequele.
Tra le sostanze che riducono il rischio di sviluppare il Parkinson, sono annoverate il caffè, l’utilizzo di 2 o più dosi di FANS alla settimana, gli estrogeni e un attività fisica costante.
Segni e sintomi
La malattia alla fase iniziale esordisce con rigidità muscolare (testa, arti superiori ed inferiori) inizialmente colpisce una parte degli arti, che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi con movimento a troclea dentata, ossia a scatti nell’estensione forzata; tremore di un arto quando è a riposo o quando si è in uno stato di ansia, bradicinesia ossia movimenti rallentati, instabilità e sensazione cognitiva un pò assente, stanchezza. Il dolore può essere a carico di un’articolazione spesso la spalla.
Nelle fasi avanzate anche l’atteggiamento posturale e durante il cammino diventa indicativo con passetti trascinati e veloci e atteggiamento camptocormico ossia il busto e la testa sono in avanti e in lieve flessione e perdita di coordinazione ed equilibrio. In questa fase anche parlare diventa difficile possono manifestarsi scialorrea (fuoriuscita della saliva), depressione maggiore, stipsi ostinata, turbe caratteriali, ossessioni (ossia comportamenti ripetitivi ed ossessivi), disturbi del sonno (insonnia, sindrome delle gambe senza riposo, disturbo comportamentale in sonno REM), ipotensione ortostatica, disturbi della vescica e impotenza erettile, riduzione dell’olfatto e del gusto demenza e allucinazioni.
Parkinson o parkinsonismi?
Clinicamente il Parkinson va distinto dai parkinsonismi atipici, ossia manifestazioni neurodegenerative che si manifestano con sintomi e segni simili (come bradicinesia o difficoltà equilibrio e coordinazione o tremore) che possono essere causati da problemi vascolari cerebrali o indotti dall’ utilizzo di alcuni farmaci, o da altre patologia come tumori cerebrali, il tremore essenziale l’atrofia multi sistemica, la demenza di Lewy, la paralisi sopranucleare progressiva, la degenerazione cortico-basale.La diagnosi differenziale, soprattutto in fase iniziale in cui i segni sono molto simili, è complessa ma necessaria per individuare le corrette terapie. In questo caso i test neurologici e la valutazione della tipologia e delle modalità di espressione dei segni (es. tremore, bradicinesia) che nei parkinsonismi assumono una distribuzione simmetrica e hanno una più rapida d evoluzione rispetto alla Malattia di Parkinson o come l’acatisia (irrequietezza motoria in cui il paziente è costretto a muoversi continuamente a causa di una rigidità muscolare severa) e le crisi neurodislettiche che sono presenti nel morbo di Parkinson ed assenti nei parkinsonismi. E’ possibile differenziare meglio le due forme mediante la SPECT DAT SCAN, che risulterà alterata nel caso di parkinsonismo e normale nel Parkinson.
Terapie farmacologiche per il Parkinson
- Levodopa: Madopar o Sinemet (che possono indurre discinesie)
- Entacapone: Comtan
- Disturbo comportamenti del sonno fare REM: rivotril
- Insonnia; basse dosi di quetiapina
- Psicosi: pimavanserina, nuovo farmaco antipsicotico che agisce selettivamente sui recettori della serotonina, attualmente non ancora disponibile in Italia.
- Terapie antiparkinsoniane non-levodopa: Anticolinergici (Artane, Akineton, Disipal, Tremaril). Questi farmaci hanno per lo più un beneficio sul tremore. Amantadina (Mantadan) utile nel trattamento delle discinesie indotte dalla levodopa. I dopaminoagonisti nelle fasi iniziali di malattia, hanno un efficacia simile a quella della levodopa e numerosi studi hanno dimostrato che hanno una minore incidenza di complicanze motorie (discinesie)
- Deep Brain Stimulation (DBS): è considerata la principale opzione terapeutica nel trattamento del Parkinson in stadio avanzato, quando la risposta con Levodopa è compromessa dalla comparsa dalla comparsa di discinesie.
Terapia per la qualità di vita
- FKT: necessaria per conservare ed aumentare la forza, il rilassamento muscolare, il dolore, la rigidità, la coordinazione e l’equilibrio. Obiettivo della riabilitazione è l’apprendimento o il ri-apprendimento del movimento in soggetti con deficit motorio, insieme al recupero della forza e del controllo degli arti superiori e inferiori, dell’equilibrio e della deambulazione. A questo si aggiunge l’attività decontratturante dell’ozono nel contrastare la spasticità in alcune fasi di queste malattie e l’azione antalgica che si rivela importante nel modulare il dolore legato alle posture obbligate tipiche delle malattie neurodegenerative. La Dottoressa Salvi nei pazienti neurologici alterna sedute di forza, allungamento equilibrio e agilità.
- Ozonoterapia sistemica: utile nel Parkinson e in molte malattie neurodegenerative quali la demenza senile, l’Alzheimer, la Sclerosi Multipla, le distrofie muscolari, ossia in patologie croniche che hanno alla base uno stress ossidativo che comporta uno stato infiammatorio cronico di basso livello con carenza di ossigeno tissutale. L’ozonoterapia migliora l’ossigenazione cellulare e prolunga gli effetti dei farmaci come Levodopa, Selegilina e Bromocriptina e antiossidanti. In combinazione con FKT e riabilitazione neuromotoria, l’ozonoterapia viene utilizzata migliorando notevolmente i tempi di recupero. Il trattamento del Parkinson prevede ozonoterapia sistemica (grande emo) per 10-12 cicli 2 volte a settimana con aggiunta di vitamine; a miglioramento del quadro clinico, come mantenimento viene effettuata 1 seduta la settimana per 2-3 cicli annui.
- Pressoterapia ad infrarossi: sia nella gestione e diminuzione del dolore da accumulo di liquidi, mialgie e atralgie date dalla spasticità muscolare sono necessari per ristabilire il circolo linfatico e capillare e decontratturare le spasticità, il risultato sarà immediato con riduzione del dolore, senso di pesantezza, gonfiore e ripristino della funzionalità linfatica di drenaggio. Questo migliora la flessibilità articolare e la propriocezione.
- Massoterapia profonda: indispensabile per rendere il corpo più elastico e ammorbidire le spasticità la massoterapia e la pressoterapia vengono alternate e migliorano le prestazioni durante l’FKT e conseguentemente i risultati. I Pazienti riferiscono di sentirsi più energici, senza dolore, più flssibili e d acquistano forza e agilità.
Integrazione
- Omeopatia: non tutti sono responsivi all’omeopatia ma può essere utilizzata come adiuvante o come sostituto nel caso le terapie con Levodopa facciano comparire discinesie o fluttuazioni
- Globus pallidus, Locus niger, Hyoscimum hydrobrromatum, Hyosciamus niger, Gelsemium, Staphisagria, Argentum nitricum: integrazione di base
- Lathyrus: per la bradicinesia
- Alumina: nella paralisi progressiva che iniziza dagli arti inferiori
- Argentum nitricum: debolezza e pesantezza degli arti atassia, spasmi, anestesia, paresi
- Causticum: andatura steppante, atassia, tendini rigidi ed induriti
- Magnesia carbonica: dolore ed intorpidimento arti inferiori cammina in iperestensione (distrofie dei cingoli)
- Plumbum metallicum: lentezza nella parola, debolezza di memoria, arti emaciati e paralizzati, debolezza polsi e caviglia, spasmi, fascicolazioni, contratture tendinee, dolori puntiformi
- Rhus-toxicodendron: rigidità emozionale e fisica
- Zincum metallicum: marcato tremore
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Integratori: per gestire la stanchezza, la rigidità, crampi o spasmi muscolari Antiossidanti, Vit. C e Vit. D svolgono un effetto protettivo che ritardante nell’evoluzione della patologia. Integratori a base di bromellina, boswellia e escina fungono da antifiammatorio e anti edemigeno senza compromettere lo stomaco e possono essere assunti anche dai diabetici. Aswaghanda: favorisce la neuroprotezione riduce l’eccessiva eccitazione dei neuroni nelle malattie neurologiche e nei tremori muscolari MG1DH vitex agnus castus: antispastico, debolezza caviglie
- Nutrizione: l’alimentazione proteica riduce l’assorbimento di Levodopa e quindi l’efficacia: la Levodopa non deve essere assunta con carne, pesce, uova, latte e derivati, affettati, legumi. Per questo motivo, la maggior parte dei pazienti dovrebbe ridurre l’assunzione delle proteine a mezzogiorno; anche le proteine contenute nei cereali possono limitarne l’efficacia pertanto è consigliato l’utilizzo di cereali a ridotto contenuto proteico.
Prenoti una visita in clinica per la gestione del Parkinson, parkinsonismi, distrofie e malattie neurodegenerative con la Dott.ssa Monica Salvi chiami il numero 030.7460471