Ci sono giorni che ci si sente soffocare da un amarezza che non ha eguali… eppure siamo liberi. Liberi come un uccellino tenuto in una gabbia dorata. Ogni giorno ci diciamo “forza oggi sarà migliore di ieri”, sinché un giorno si tocca il fondo. Una malattia annunciata, la morte di un caro, la perdita del lavoro,una tragedia che ci devasta. Ogni giorno siamo in balia del vortice del nulla. A volte per colpa nostra, a volte per colpa degli altri…. ma, colpe a parte il risultato è sempre uguale. In quel momento siamo deserto. In quel momento siamo nudi, soli, amareggiati. L’uomo, non è nato come essere individuale ed è proprio in quei momenti che l’uomo cerca sostegno, forza, da altri uomini. E ricomincia vivere, anche se con un pezzetto di cuore in meno. Ma, negli anni, la voglia di libertà della rottura della gabbia, si è trasformata in rafforzamento della medesima, una gabbia con la porta chiusa, che a volte fa entrare altri cuori come in nostro, ma che ha chiuso fuori il resto del mondo. Ed ecco che migliaia di gabbie dorate fanno parte dello sconfinato fato sospeso sul deserto, pronte a cadere una dopo l’altra, segnate solo dal destino che ne decide il tempo. L’amarezza, tocca tutti. Sta solo a noi non isolarsi e poter creare alleati, quegli alleati che sosterremo quando le loro gabbie cadranno e che sosterranno noi, quando cadranno le nostre. Non vi si chiede di rinunciare alla vostra gabbia dorata, ma di lasciate la porta aperta. Questo è fare relazioni; questo è fare umanità ed è questo l’unico modo per andare avanti oltre l’amarezza e sconfiggere il deserto.
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